Bambini pastori, fanciulle avvolte in veli variopinti. Riempiono i catini in piccoli specchi d'acqua e corrono via nonostante i 40C di questa parte di Sahel. Incuranti, tra vacche scarnite, dromedari, muli affannati e capre che si avvicinano le une alle altre per farsi ombra. MUAC, SAM, MAM, OTP, CS, CNT, PMT, ECHO, double cabin hilux , arabo, drapeaux du MPS, Tigo, Airtel, Thuraya, boule (un tipo di porridge), zébu, merisa (birra), pénurie de carburant, palme, alberi di acacia, specchi d'acqua stagnante, zanzare, ager (montagna) le cui cime verdeggianti compongono un sinuoso corpo femminile, fertile Reissa.
La sabbia avanza inesorabile, partout, si insinua tra le stoffe, confonde gli sguardi fieri, nascosti dai chèche. A scuola, la chiamavano desertificazione. Qui, solo sabbia. La piu' vicina école primaire, il primo centro di salute sembrano essere situati in un'era futura. Te ne rendi conto quando vedi il sangue di un bambino scorrere giu', TBI, e non vuoi accettare che non c'e' nulla da fare, se non confortare le sue quattro ossa col calore di un corpo umano. All'ombra di un cespuglio, coperto di panni. Khalas.
Grilli, generatore. Poi, l'immane silenzio, quello che si burla di tutte le insicurezze e l'horror vacui dei figli dell'Occidente. Qui, dove tutto e' vero e potente. Dove un corpo di donna non "scarificato" e' come un legno secco, che non brucia e non riscalda. La délivrance seule, le iniziazioni, le pozioni magiche, gli amuleti. Labbra inferiori tatuate. L'odore del sangue: joie pudique et peine silencieuse.
Lezioni a quelle terre opulente, ad altre latitudini, terribilmente afflitte da carestie di dolore.